The Greatest Showman

Direi che non potevo scegliere di vedere film migliore alla vigilia della mia quarta partenza per New York!

Ero bambina e nel mio secondo saggio di danza moderna interpretavo un pagliaccio in un pezzo che si intitolava “Barnum”. 

Il mio secondo saggio di danza moderna

Ho sempre saputo che era legato al mondo del circo, ma stasera ho scoperto che P.T. Barnum era il fondatore dell’American Museum e il protagonista del film musicale “The Greatest Showman”.

Una fucina di idee P. T. Barnum, che decise di andare oltre le consuetudini e di creare uno show con persone che la società emarginava: portò in scena artisti di ogni genere, personaggi bizzarri e in grado proprio per la loro particolarità, di attrarre lo spettatore.

Il film mi è piaciuto molto perchè ricorda i musical degli anni ’50. Si respira fin da subito l’aria del Sogno Americano.

Nelle prime scene del film si vedono il Flatiron Building e la prima Ferrovia sopraelevata di New York. Le coroegrafie sono brillanti, moderne e molto coinvolgenti, e le canzoni ti entrano subito dentro e sono ricche di significato.

Quali parti mi hanno colpito di più?

Una frase che la primogenita di Barnum, con il sogno della danza classica, rivolge al padre: “la danza richiede anni di duro lavoro” “non è il Circo”

“Tutti hanno un numero!”

“from now on”, d’ora in poi ripetuto più volte durante una canzone.

L’arte più nobile è quella di rendere felici gli altri. (P.T. Barnum)

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IL MIO SECONDO SAGGIO DI DANZA MODERNA
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